Il titolare di una
piccola impresa locale mi ha raccontato che sta cercando un giovane venditore
per potenziare il reparto commerciale della sua azienda, ma non ne trova. Vuole
espandersi, crescere e fare nuovi investimenti; ma ha bisogno di aiuto, non
chiede soldi a nessuno lo fa a proprie spese, ha solo bisogno di un
collaboratore a cui delegare parte del lavoro, perché già la giornata di 25 ore
non gli basta più… ma non ne trova! In questa terra di disoccupati cronici non
si trova uno straccio di venditore!
In realtà ce ne
sono tantissimi di giovani disoccupati, ma nessuno è disposto a rinunciare al
week-end, a mangiarsi un panino per strada invece di tornare a pranzo da mammà,
a lavorare ad agosto… La maggior parte è ancora in attesa del posto pubblico, o
della grande impresa multinazionale, per stare dietro una scrivania, a fare il “top manager”, però ad una condizione: alle sei di sera il lavoro è finito, tutti a
casa e nessuno mi disturbi fino a domani. Buona parte di questi
addirittura non cerca neanche il posto pubblico, in quanto sempre di lavoro e
fatica si tratta, ma aspetta qualche forma di assistenzialismo, qualcuno che
ogni mattina si presenti davanti all’uscio di casa e gli consegni uno o due biglietti
da cento euro. Ogni mattina! Però non troppo presto, meglio verso mezzogiorno o
ancora meglio nel pomeriggio, perché in tarda mattinata incombono gli impegni
di piazza, per aggiornarsi sugli ultimi sviluppi del mercato... solo che la
piazza è Piazza Municipio a Rizziconi e non Piazza degli Affari a Milano e il
mercato è il calcio mercato e non il Mercato di Borsa.
Questo modo di
pensare, che non è certo limitato solo al nostro piccolo paese, è deleterio
tanto per la comunità quanto, e di più, per il singolo individuo. La storia
racconta che tutti coloro che hanno avuto successo nella vita: imprenditori,
politici, attori, registi, professionisti, hanno avuto successo solo grazie
alla loro spaventosa capacità di
sopportare lunghi e stressanti ritmi di lavoro, solo grazie alla forza di
superare ogni insuccesso. (Thomas Edison prima di riuscire a inventare la
lampadina ad incandescenza ha fallito centinaia di esperimenti, ed ogni volta,
per non scoraggiarsi e non scoraggiare i propri collaboratori affermava: “abbiamo
inventato un nuovo sistema per non costruire la lampadina”).
Questi signori hanno avuto e hanno la vocazione. Vocazione
al lavoro: non hanno calcolato la fatica, non hanno considerato il giorno
o la notte o se era agosto o giorno di Pasqua.
Tanto vale per il
singolo e tanto vale anche per una Nazione o, in piccolo, per il nostro
paesello. Lo sviluppo economico si realizza quando ci si butta alle spalle la
paura, la pigrizia, quando si comincia a guardare avanti, a fare piani
imponenti, quando ci si mette a lavorare senza calcolare la fatica. È quello
che abbiamo fatto negli anni del dopoguerra, quando i nostri nonni hanno
cominciato ad emigrare per andare a lavorare in fabbrica o all’estero in
miniera. Adattandosi ad una vita di sacrifici per la conquista del benessere. È
stata questa la forza trainante che ha fatto grande il Giappone nel recente
passato. È questa la causa del successo di Taiwan, India e Cina: Lavoro ed applicazione.